Intervista al cardinale preconizzato S. Ecc. Mons. Agostino Marchetto

a cura di Giovanni Parise

Papa Francesco la scorsa domenica 9 luglio, dopo la recita dell’Angelus, ha annunciato che il prossimo 30 settembre terrà un Concistoro per la creazione di 21 nuovi Cardinali. Il Santo Padre ha detto che la diversa provenienza dei nuovi Cardinali esprime l’universalità della Chiesa, «che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini. L’inserimento dei nuovi Cardinali nella Diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo». 

Dopi i primi 18 nomi, il Papa ha reso noto di voler nominare pure tre Cardinali ultraottantenni, che non entreranno in conclave, ma che «si sono distinti per il loro servizio alla Chiesa». Il primo di questi è stato mons. Agostino Marchetto, arcivescovo titolare di Astigi e Nunzio Apostolico, nato a Vicenza il 28 agosto 1940.

Mons. Marchetto è stato ospite nella nostra Diocesi di Ventimiglia-San Remo il 17 e 18 maggio scorsi, per tenere un incontro promosso dall’Istituto Teologico “Pio XI” e per presiedere la Giornata mariana del Clero. In quell’occasione tenne due relazioni: «Tradizione e rinnovamento si sono abbracciati: il Concilio Vaticano II» e «Riforma nella continuità. La corretta ermeneutica conciliare per la formazione sacerdotale ed un fecondo ministero presbiterale».

È stato con particolare gioia, allora, che anche noi abbiamo appreso della volontà del Papa di creare Cardinale mons. Agostino Marchetto, che abbiamo ora la grazia di poter ricontattare per una breve intervista, proprio a margine dell’annuncio papale del prossimo Concistoro. 

La nostra Diocesi è una Diocesi “di frontiera”, come anche il Vescovo ha avuto modo di evidenziare qualche volta. Il problema dei migranti è quindi vivo ed attuale per noi. Dalla Sua esperienza di Segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti cosa dice circa tale questione? Quali possono essere le soluzioni verso cui la politica, ma anche l’opera della Chiesa, dovrebbe tendere?

Marchetto: Ho scritto un libro al riguardo, rispondendo a domande di Marco Roncalli, al termine del mio incarico di Segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti (A. Marchetto, Chiesa e migranti. La mia battaglia per una sola famiglia umana. Intervista a cura di M. Roncalli, ed. La Scuola, Brescia 2014, 158 pp.). Ma resta soprattutto l’Istruzione, nella quale mi riconosco completamente, specialmente approvata da Papa Giovanni Paolo II, dal titolo La carità di Cristo verso i Migranti (Erga Migrantes Caritas Cristi, edita, tra gli altri, da EDB, Bologna 2004) perché vi ho messo l’anima, come si dice in linguaggio espressivo. 

Tre anni fa ha ringraziato il Signore per lo «scoccare delle fatidiche ottanta primavere», come ha scritto nell’introduzione alla pubblicazione del volume realizzato per tale occasione Lettere ad un Vescovo (a cura di G. Parise, ed. Solfanelli, Chieti 2020, 230 pp.). Riguardando alla Sua vita e ripensando al Suo ministero, quali sono stati i momenti più lieti e quali i più difficili?

Marchetto: Il tessuto della vita di ciascuno, anche ordinato presbitero o Vescovo, rappresentante pontificio, o collaboratore, è impreziosito di ricami gioiosi o dolorosi. La “bontà” o la difficoltà della sede, nei ricordi, dipende dall’insieme degli aspetti positivi o negativi esperimentati.

Quali prevalgono? Direi che si comincia dalla sede della Nunziatura stessa. Vi regna la collaborazione, la pace, la comprensione. Quando si è in due, non esiste una comunità eppur bisogna crearla. E come sono le relazioni con il resto del personale? Soprattutto quali i rapporti con la Chiesa locale, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi(e), i laici? E le relazioni con lo Stato e il Governo sono normali, buone o ci sono difficoltà, o vi è  una storia di contrasti? C’è guerriglia o guerra civile, regna il banditismo o il tribalismo, la violenza? Il Paese fa parte poi del gruppo dei 10 più poveri del mondo (sono stato in servizio in tre di essi)? Com’è la situazione sanitaria? E le lingue sono particolarmente difficili? Vi è un Corpo Diplomatico in cui il Rappresentante Pontificio è Decano, con relative responsabilità? Chi ascolta o legge ha già gli elementi per dare una risposta alla Sua domanda. Certo che la presenza di una comunità italiana buona, senza troppe beghe e invidie, può costituire, ma non esagerando nella frequenza, un certo sollievo per chi è straniero, anche se diplomatico della S. Sede. 

Ed anche potrebbe darci qualche breve ricordo dei Pontefici che ha servito più da vicino: San Paolo VI, il Beato Giovanni Paolo I, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco? Con quest’ultimo, la conoscenza a quando risale?

Marchetto: Un ricordo di Paolo VI? La benedizione e la carezza in occasione del mio inizio in Zambia e Malawi. Di Giovanni Paolo II? Il suo domandare abbastanza frequente di me, così: «Come sta il Nunzio [a Minsk]?», e si riferiva al mio linfoma, che pensava dovuto forse a Chernobyl. Di Benedetto XVI? La sua prima domanda quando lo incontravo era: «Come vanno i suoi studi?». Di Papa Francesco, la cui conoscenza risale al 1994? La conferma, in una recente udienza, del suo ritenermi ancora il migliore ermeneuta del Concilio Vaticano II, aggiungendo «perché Lei non è un ideologo».

Per quale motivo pensa Papa Francesco abbia deciso di annoverarLa nel Collegio Cardinalizio?

Marchetto: Suppongo non tanto per la mia persona, quanto per il mio impegno diuturno nella Chiesa e nel mondo della mobilità umana (Migranti e Itineranti) e negli studi sul Concilio Vaticano II.

I suoi studi storici, o meglio storico-canonistici, hanno avuto avvio dalle Pseudo Isidoriane, con speciale riguardo al primato pontificio. Come tenere l’equilibrio, anche a livello ecumenico, teologico e canonistico, fra primato e sinodalità, considerando l’ormai imminente Sinodo dei Vescovi? 

Marchetto: La risposta è lapalissiana, dando a ciascuno il suo nella comunione. Ci dev’essere esercizio del primato e di sinodalità.

Un punto fermo? Lo sto “predicando” da lunga pezza, e cioè, in questo momento della vita della Chiesa e di essa nel mondo, indicando una bussola, il Concilio Ecumenico Vaticano II, il suo “et” “et”, che è il “genio” del Cattolicesimo. In fondo esso ha segnato la mia vita dalla tesi di laurea all’oggidì. E vi fui indirizzato dalla conoscenza scolastica della lingua tedesca, che non avevo scelto, ma mi fu imposta dalla difficoltà di avere invece la lingua inglese. E senza la conoscenza della lingua tedesca non avrei potuto lavorare sul tema della mia tesi di laurea, «Il Primato Pontificio nelle Decretali Pseudo Isidoriane». Senza tale conoscenza non sarei poi mai stato chiamato a studiare a Roma, frutto di un incontro con il Padre Meersseman, che aveva bisogno di aiuto per l’italiano, quando passava nella mia città, e che direttamente chiese alla Segreteria di Stato di chiamare me, giovanissimo sacerdote, a Roma. Per lui se ne sentiva il bisogno nel Caput mundi per la così scarsa presenza di conoscitori. Non ho dimenticato, badate, il punto fermo del Concilio tenendo conto del Sinodo sulla Sinodalità, al fine di mettere insieme “greci e troiani”, e tutti capiscono, credo, quel che voglio dire.

Chi La conosce sa che ha sempre mantenuto forte il legame con la gente ed anche con la Sua terra di origine, sa che “don Agostino” non ha mai perso quello slancio pastorale che è da sempre stato un dato distintivo del Suo ministero. Potrebbe dirci brevemente com’è nata e cresciuta la Sua vocazione?

Marchetto: La domanda mi proietta negli anni di servizio umano, cristiano, sacerdotale, diplomatico. E così sento la gioia di non aver tradito il primitivo amore e la chiamata. Sono “andato prete, come diciamo noi veneti, per essere pastore, specialmente dedicato alla gioventù, perché la chiamata della vocazione e il ministero sacerdotale sono stati il proseguimento di quanto ero e facevo come Delegato Aspiranti di Azione Cattolica, e ciò è avvenuto anche nel tempo passato all’estero. Cambiavano i ruoli, oltre la diplomazia, l’essere cioè, per esempio, professore nei seminari, parroco o a disposizione come cappellano nelle parrocchie bisognose, visitatore di vecchi e di malati, sostenitore della fede di fronte alle ideologie, ricercatore di aiuti per i poveri, visitatore delle diocesi, in dialogo con il Corpo Diplomatico, come sostegno per i rifugiati anche in Africa, incaricato spirituale di campi di lavoro degli operai all’estero. Mi arresto qui.

A chi si interroga sulla propria vocazione, a chi è in cammino verso il Sacerdozio o a chi, da poco o da tanto, già è ordinato, cosa vorrebbe dire, suggerire e raccomandare oggi mons. Marchetto, da 59 anni Presbitero; da 38 Vescovo e fra poco Cardinale?

Marchetto Proprio a Sanremo ho trattato l’argomento che Lei propone come domanda. Il titolo dell’intervento è: «Riforma nella continuità. La corretta ermeneutica per la formazione sacerdotale e un fecondo ministero presbiterale». Credo che valga la pena e si possa riprenderlo perché fu pubblicato nel blog il Cattolico (https://www.ilcattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/formazione-e-catechesi/un-fecondo-ministero-presbiterale.html). 

Il rosso della porpora cardinalizia richiama il dovere del Cardinale di difendere la Fede e la Chiesa usque ad sanguinis effusionem. Come pensa che il Signore La chiami a realizzare tale missione a cui viene chiamato tramite il Sommo Pontefice?

Marchetto: Giorno dopo giorno, con la grazia di Dio, la preghiera e l’amore alle anime che ci sono affidate, di cui siamo pastori e fratelli. Un solo pensiero aggiungo: unire i nostri sacrifici alla croce di Cristo, stabilirne un legame con la salvezza dei nostri fratelli e sorelle, per dare forza alle loro battaglie spirituali di ogni giorno. Sostenendoci l’un l’altro nel camminare insieme.

Prima di salutarLa, chiediamo: che ricordo, che pensiero, porta della Sua breve permanenza a Sanremo, a maggio scorso, dove ha potuto incontrare il Clero, il Seminario e qualche fedele della Diocesi?

Marchetto Porto nella memoria, nel cuore e nella testa il senso di Chiesa che vi ho trovato.

Grazie, Eminenza, una preghiera per Lei ed un augurio sentito: ad multos et felicissimos annos! …E, speriamo, arrivederci a presto ancora a Sanremo!

Marchetto: Grazie! Speriamo, arrivederci a presto ancora a Sanremo!

BREVE PROFILO BIOGRAFICO DI S. ECC. MONS. AGOSTINO MARCHETTO

Agostino Marchetto è nato a Vicenza il 28 agosto 1940. Entrato nel Seminario della Diocesi di Vicenza, viene ordinato sacerdote il 28 giugno 1964; eletto Arcivescovo titolare di Astigi e Nunzio Apostolico il 31 agosto 1985, il 1° novembre 1985 riceve l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di Vicenza dal conterraneo Cardinale Sebastiano Baggio. 

È stato a servizio della diplomazia della Santa Sede nelle Rappresentanze pontificie in Zambia e Malawi, Cuba, Algeria, Tunisia, Marocco e Libia, Portogallo, Zimbabwe, e, come Nunzio Apostolico, in Mozambico, Madagascar, Mauritius, La Réunion, Mayotte, Isole Comore, Tanzania e Bielorussia; in seguito, dopo grave malattia, è stato Nunzio Apostolico a disposizione della Segreteria di Stato ed Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (F.A.O., I.F.A.D., P.A.M.). 

Il 6 novembre 2001, San Giovanni Paolo II lo nomina Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, incarico che ricopre fino al 25 agosto 2010, quando Papa Benedetto XVI ne accetta la rinuncia per raggiunti limiti di età. 

È un grande storico e studioso della «ermeneutica della riforma e del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto Chiesa» e del Concilio Vaticano II, nonché autore assai fecondo. 

Il Santo Padre Francesco, in data 13 settembre 2014, lo ha nominato membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. 

Lo stesso Sommo Pontefice Francesco ha definito pubblicamente e per iscritto mons. Marchetto come «il migliore ermeneuta del Concilio Vaticano II», di cui l’Arcivescovo è un appassionato e noto esperto.

Al termine dell’Angelus di domenica 09 luglio 2023, Papa Francesco annuncia che creerà Cardinale mons. Agostino Marchetto nel Concistoro del 30 settembre 2023.

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