RITIRO IN PREPARAZIONE DEL S. NATALE predicato dal Card. Muller.

Sanremo, domenica 17 dicembre 2023 - III Domenica di Avvento

“Chi rimane nell’ amore rimane in Dio” (1 Gv 4, 17) 
Riflessioni sul cristianesimo secondo l’Enciclica Deus caritas est di Papa Benedetto XVI 
Ritiro in preparazione al S. Natale 
Istituto Teologico Pio XI di Sanremo – domenica 17 dicembre 2023 di Gerhard Card. Müller 

Il XX secolo è stato caratterizzato da ideologie e uomini mostruosi che  hanno voluto imporre la loro volontà al mondo, incuranti della felicità  di milioni di persone. Stalin, Hitler, Pol Pot, MaoTse-Tung credevano  che le proprie idee fossero la salvezza del mondo e che il nuovo essere  umano dovesse essere “creato-costruito” a loro immagine e somiglianza  e “benedetto” secondo la loro logica. Ancora oggi sperimentiamo come  terroristi, sfruttatori e prepotenti senza scrupoli, a volte anche in nome  di Dio, dichiarano l’odio e la violenza come i mezzi per un mondo futuro  migliore. 

C’è anche far gli intellettuali l’ondata del Nuovo Ateismo (Richard  Dawkins, Daniel Dennett, Sam Harris, Christopher Hitchens) i cui  propagandisti, con i loro libri e videoclip, raccontano a milioni di  persone creduli in tutto il mondo la non-Esistenza di Dio e vogliono  convincere la gente della nocività della religione e in particolare del cristianesimo. E Yuval Noah Harari, il profeta del Nuovo Ordine 

Mondiale del Grande Reset 2030 nello spirito del World Economic  Forum di Klaus Schwab, è entusiasta di un salto quantico evolutivo nel  post- e transumanesimo. Facendosi un dio, l’uomo è in grado di creare  il robot dal proprio materiale biologico, che è controllato da  un’intelligenza artificiale illimitata e si riproduce eternamente in un  processo infinito. In tal modo, l’antico sogno dell’umanità  dell’immortalità dell’anima e della resurrezione dei morti attraverso  l’onnipotenza della tecnologia si realizzerebbe, ma senza l’intervento  del Dio trascendente, che l’uomo illuminato e maturo ha smascherato  come illusione e finzione. 

Questo mondo nuovo e coraggioso ha un solo difetto: è un mondo senza  amore. Nessun uomo potrebbe più gridare con sant’Agostino al Dio e  Padre di Gesù Cristo: “Ci hai creati per te e il nostro cuore è inquieto  finché non trova riposo in te” (Conf. I, 1). 

Non vogliamo esser ingenui. Il criterio della verità sull’uomo non è la  scienza e il potere politico e tecnico, ma l’amore. Senza l’amore  moriamo di freddo e sprofondiamo nel buco nero del Nulla. 

Il messaggio cristiano, invece, è il fondamento della speranza che non  periremo mai: 

Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed  egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha  per noi. Dio è amore, e chi dimora nell’amore dimora in Dio e Dio in  lui. In questo l’amore è stato reso perfetto in noi perché abbiamo fiducia  nel giorno del giudizio…Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore  

perfetto caccia via la paura…Noi lo amiamo, perché egli ci ha amati  per primo.” (1 Gio 4, 15- 19). 

Ma come è la situazione del cristianesimo nel mondo di oggi? Crediamo  in Dio , come origine e meta della nostra vita e del cosmo? O siamo  cattolici di convenzione e della pura tradizione vuota? Si dicono che in  Italia ci sono solo 25% dei giovani che credono in Dio. Como possiamo  convincerli che solo Cristo e il unico salvatore del mondo e che nessun  uomo, quanto ricco, bello e famoso che sia, può aiutarci nella ora della  nostra morte. 

Le statistiche sono ancora buone. Nel mondo ci sono 1,3 miliardi di  cattolici. Il cristianesimo cresce in Africa e in Asia. In Europa e in  America dobbiamo dimostrare la fede in Cristo in modo più  convincente per salvare molte persone dalla trappola del materialismo  e del nichilismo. Non diffondiamo alcun programma ideologico per un  paradiso creato dall’uomo. Noi cristiani proclamiamo Gesù Cristo  come Salvatore del mondo perché è il Figlio di Dio. Si è fatto uomo  come noi e con la sua morte ci ha aperto la porta della vita eterna. La  Chiesa è la comunità di tutti coloro che credono in Lui. Non siamo un  partito politico o una fondazione filantropica. Piuttosto, la Chiesa  proclama a tutti gli uomini il vangelo di Cristo, la buona notizia che tutti  gli uomini arriveranno alla conoscenza della verità e che saranno  finalmente salvati dalla morte, dalla malvagità e dal peccato nel regno  di Dio. 

Il metodo della evangelizzazione consiste in convincere la gente della  dignità umana. Siamo creati secondo l’immagine e la somiglianza di

Dio (Gen 1, 27). E il Nuovo Testamento ci dice: “infatti tutti quelli che infatti tutti quelli che  sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non  avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete  ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo:  

“Abbà, Padre!”. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli  di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di  Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare  anche alla su a gloria” (Rm 8, 14-17). 

Lo essenziale è: il cristianesimo è la religione dell’amore nello Spirito  Santo.. L’amore che Dio concede a tutti noi in abbondanza e la nostra risposta nella devozione a Dio e la carità verso gli altri è la realizzazione  degli esseri umani. È quanto troviamo Nelle parole dell’enciclica:  «Poiché Dio ci ha amati per primo, l’amore non è più solo un  comandamento, ma una risposta al dono di essere amati, con cui Dio ci  viene incontro» (n. 1). 

L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono al centro della fede cristiana  nella potenza creatrice, redentrice e perfezionatrice di Dio Padre, Figlio  e Spirito Santo. 

Amore e odio – tra queste alternative si compirà il destino del mondo e  di ogni singola persona. 

L’unità dell’amore nella creazione e nella storia della salvezza 

L’amore può essere frainteso come un mero appello morale, un  irrilevante appello al bene, mentre il mondo reale continua imperterrito  sulla sua strada dell’odio e dell’egoismo, dell’individualismo e  dell’interesse personale assoluto. Ma ci si può anche chiedere perché il  XX secolo non abbia prodotto solo mostri, ma anche persone come il  Mahatma Gandhi, padre Roger Schutz, Massimiliano Kolbe, Madre  Teresa e Papa Giovanni Paolo II o ora le tante persone che si mettono  disinteressatamente al servizio dei profughi e perseguitati dal Medio  Oriente. 

I cristiani sono coloro che hanno creduto nell’amore. L’essere cristiano  avviene nell’incontro con la persona di Gesù di Nazaret. In lui tutte le  promesse di Dio sono diventate reali ed efficaci. L’amore di Dio e  l’amore del prossimo sono intimamente uniti in Lui, così come erano  già tracciati nella storia della rivelazione e della fede del popolo eletto  d’Israele. 

Ecco perché la confessione a Dio nella testimonianza: “Dio è amore, e  chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv 4,16) è  l’unica e sicura via verso il futuro pieno di luce sia nel tempo della storia  sia nella perfezione dell’uomo nell’eterno amore di Dio. Nella prima  parte della sua enciclica il Papa ha dispiegato l’unità dell’amore nella  creazione e nella storia della salvezza, mentre nella seconda si fa  

riferimento pratico alla Caritas. Si tratta dell’azione della Chiesa come  comunità d’amore. La nostra immagine di Dio e quindi la nostra  immagine dell’umanità dipende in modo decisivo dall’interpretazione di  ciò che è l’amore. 

Parliamo di amore in tutte le relazioni umane di successo che hanno  qualcosa a che fare con il significato e la realizzazione della vita. Si  parla di amore tra fratelli, genitori e figli, tra parenti e amici, ma c’è  anche amore per il lavoro, per l’arte, per la musica e per la scienza. 

Ma il punto di vista più alto, in cui si parla di amore in tutte le culture e  specialmente nell’ambito della rivelazione biblica, è la comunità  spirituale e fisica dell’uomo e della donna nel matrimonio. A causa  dell’intima unità dell’essere umano nello spirito e nella materia,  nell’anima e nel corpo, non si devono separare l’eros del desiderio  corporeo e la philia e l’agape, l’amore che si dona. Si tratta di ripulire  tutti gli impulsi egoistici che alla fine rendono le persone schiave del  loro ego o dell’industria del piacere commercializzato. Lo scopo è  l’integrazione del corpo e dell’anima e l’apertura al prossimo nel dono  di sé o nell’offerta della propria persona, così come Cristo si è donato al  Padre sulla croce per la salvezza del mondo. Secondo il disegno del  Creatore, l’uomo è fatto in modo tale da poter essere conquistato solo  donandosi all’amato e inserendosi così con lui in una comunione  d’amore.

Ciò risponde anche all’obiezione del filosofo Friedrich Nietzsche (1844-1900) contro il cristianesimo, secondo cui il cristianesimo ha  dato da bere a Eros del veleno, che Eros non ne è morto, ma che le  persone sono state costrette ad avere una cattiva coscienza e i loro  impulsi biologici e naturali sono stati dichiarati vizi. Tuttavia, Logos e  Bios non possono essere giustapposti o separati come due sfere  completamente separate. 

Sia l’ostilità verso il corpo, che vede l’essere umano come puro spirito  al di là delle sue condizioni biologiche di esistenza, sia un’idolatria  consumistica del corpo, che vuole solo scrollarsi di dosso lo spirito e  l’ethos come una sovrastruttura ultraterrena, distruggono l’amore.  

Il vero amore vuole l’eternità: solo tu e per sempre. Il matrimonio  monogamo di un uomo e di una donna con i beni del matrimonio  corrisponde dunque alla fede nell’unico Dio, che è diventata il nucleo  dell’identità del popolo di Dio d’Israele: bonum fidei, prolis et  sacramenti

Ciò dimostra che la novità della fede biblica in Israele e nella Chiesa  sta nel legame inscindibile tra l’immagine di Dio e l’immagine  dell’uomo.  

Cosa c’è di completamente nuovo nella fede biblica in Dio? 

Mettiamo da parte gli approcci spesso distorti alla comprensione del  divino nelle religioni politeiste e guardiamo alla comprensione di Dio 

di Aristotele al culmine della filosofia greca, che conosce solo l’unico  Dio, il motore che il pensiero umano possa raggiungere, il “primum  movens, quod a nullo movetur” (S. Tomaso d’Aquino, S.th. I q. 3 a.3).  Ma Dio è colui che è amato e ricercato da tutti gli esseri, che non ama  se stesso ed è bisognoso di amore, senza compassione. 

Anche l’ebraismo e il cristianesimo riconoscono Dio come l’essere  supremo, il summum ens.. Ma la novità assoluta è questa: Dio, il  creatore del mondo e colui che ha scelto Israele come suo popolo, è un  Dio amorevole e misericordioso. Sì, Eros è riconoscibile anche nel suo  amore per la sua gente. È un dio geloso, detto anlogicamente nel senso  metaforico. È pieno di sdegno per l’ostinazione, l’indifferenza e la  mancanza di amore con cui gli israeliti cercavano di punirlo. Ma più  grande è il suo amore appassionato per le persone ostinate e  peccaminose. Come uno sposo ama la sua sposa e la desidera  ardentemente, e risponde alla sua infedeltà con un amore ancora più  grande, così Dio ama la sua sposa Israele, talvolta infedele. 

Nel Nuovo Testamento non abbiamo solo nuove idee. Il nuovo consiste  nella persona di Cristo, il Logos, la parola e la ragione incarnata e amore  di Dio. Nel suo amore appassionato per le persone, Dio va in croce  nell’umanità di Gesù. Guardando il corpo contuso del Figlio del Padre  e il suo cuore trafitto, possiamo intuire cosa significa: “Dio è amore” (1  Giov 4, 8.12). 

L’amore di Dio in Cristo è realistico e presente nella celebrazione  dell’Eucaristia. Qui riceviamo non solo staticamente l’amore obietivo di  Cristo. Siamo attratti da loro. Nel sacrificio della Chiesa le membra del  suo corpo diventano una cosa sola con colui che è il capo del corpo, la  sua Chiesa. Come Gesù si è offerto completamente a noi, così noi  possiamo essere cristiani solo aprendoci alla gente e donandoci, perché  con Cristo e per mezzo di lui e con lui siamo già totalmente consegnati  al Padre che è nei cieli e alla comunità del Figlio con il Padre nello  Spirito Santo nella piena comunione d’amore dei divinizzati. Siamo in  Dio e Dio abita in noi. 

Questa unione mistica con Gesù nel sacrificarsi e nel ricevere la  comunione, come comunione di vita con Lui e con le membra del suo  corpo, i fratelli e le sorelle, ha, come dice il Papa Benedetto XVI, “un  carattere sociale” (art. 14). 

Unità in Cristo 

Sarebbe del tutto sbagliato se volessimo dividere il cristianesimo in tre  diversi complessi, vale a dire il credo, la morale e l’etica e infine il culto  e la liturgia. In Cristo l’amore di Dio e del prossimo, l’ortodossia e  l’ortoprassi sono come le due facce di una medaglia.

Tuttavia, nelle nostre deliberazioni e nelle conversazioni con gli altri,  affrontiamo sempre due obiezioni: 

– Possiamo amare Dio se non lo vediamo? 

– E si può comandare l’amore? 

Dovresti amare Dio e il tuo prossimo! Certamente Dio non è visibile ai  nostri occhi fisici. Nessuno ha mai visto Dio. Ma «l’unico che è Dio e  che riposa nel cuore del Padre, egli l’ha fatto conoscere» (Gv 1,18). 

Chi vede me vede il Padre, Gesù risponde a Filippo, che gli chiede:  Signore, mostraci il Padre (Gv 14,9). Sì, l’abbiamo visto con i nostri  occhi, l’abbiamo udito con le nostre orecchie e l’abbiamo toccato con le  nostre mani: la parola della vita e della comunione con il Padre con/e  per mezzo di Cristo (1Giovanni 1:1-3). I discepoli videro e  sperimentarono l’amore di Dio mentre Gesù guariva i malati, riportava  in comunione gli emarginati, risuscitava il figlio morto a sua madre,  predicava il Vangelo ai poveri e confortava coloro che piangevano. E  rimane con noi, esaudendo la richiesta dei discepoli di Emmaus, attraverso la sua parola, i sacramenti, l’Eucaristia, la preghiera che  esaudisce e l’amore che sperimentiamo e possiamo dare. 

Se l’amore non è solo un sentimento, ma lasciarsi trascinare nella storia  d’amore di Dio con le persone, allora impariamo a vedere l’antipatico,  il fastidioso e il noioso, persino il nostro nemico, attraverso gli occhi di 

Dio. Allora diventa possibile l’adempimento del comandamento  dell’amore. Strappiamo qualcosa dalla nostra incapacità di amare con  l’aiuto della grazia dello Spirito di verità e di amore. Trasmettiamo solo  ciò che abbiamo ricevuto noi stessi. L’amore cresce attraverso l’amore.  L’amore quindi non può mai rimanere solo un dovere religioso. L’amore  ti rende sensibile a Dio e al tuo prossimo. 

“Se do via tutti i miei averi e do il mio corpo al fuoco, ma non ho amore,  non mi gioverà a nulla” (1 Corinzi 13:3). 

Caritas e Diaconia: La Chiesa è una comunità nell’amore di Dio 

L’amore è Dio, che apre a noi uomini la sua triplice vita: Dio crea il  mondo per amore e chiama gli uomini ad essere suoi figli e figlie amati.  Il Figlio diventa uno di noi nell’Incarnazione. Mostra che l’amore è più  di un sentimento non impegnativo, ma piuttosto un dono attivo di se  stessi. Nella sua morte cruenta ci apre il suo cuore. Siamo al sicuro nel  cuore di Dio. Lo Spirito del Padre e del Figlio si riversi nel cuore di tutti  gli uomini, di tutta la Chiesa e di noi personalmente, perché, come  Gesù, possiamo essere liberati da ogni superbia, compiendo anche il  servizio della lavanda dei piedi (cfr. Gv 13). Poiché lo Spirito Santo  abita nel cuore della Chiesa, tutte le azioni, i pensieri e i sentimenti dei  suoi discepoli diventano espressione e comunicazione dell’amore di Dio  nel mondo. Leiturgia, Martyria e Diakonia sono quindi inseparabili.

La Caritas o Diaconia è un’espressione dell’essenza della Chiesa. Il libro  degli Atti dice: “Tutti quelli che credevano erano uniti e avevano ogni  cosa in comune. Vendevano i loro averi e davano a ciascuno quanto gli  occorreva» (At 2,44s). 

Man mano che la Chiesa cresceva, si rese necessario organizzare la  Caritas a livello di parrocchia, di Chiesa locale, di Diocesi, e ancor più  oggi a livello nazionale e mondiale di carità ecclesiale. 

Ci sono abbastanza esempi dal tempo dei Padri della Chiesa che i  Gentili in particolare vedevano l’opera premurosa dei cristiani e della  Chiesa per i poveri e i bisognosi come caratteristica speciale dei  cristiani. Da ragazzo di sei anni, l’imperatore Giuliano l’Apostata  dovette assistere all’assassinio di suo padre e dei suoi parenti per mano  dell’imperatore Costanzo, figlio dell’imperatore Costantino, che si  presentava un cristiano. Così, Giuliano, pur avendo ricevuto  un’educazione cristiana sotto l’attento sguardo del vescovo Eusebio a  Nicomedia, di conseguenza diventò un ardente oppositore del  cristianesimo, che sfociò nell’odio vero e proprio. Quando volle  ristabilire il suo neopaganesimo, oppose alla Chiesa le organizzazioni  assistenziali pagane perché il cristianesimo era diventato così popolare  proprio attraverso la pratica della carità.

La Caritas organizzata non è quindi solo un’attività assistenziale  umanistica che potrebbe essere demandata anche allo Stato o ad altri  enti, ma fa parte dell’essenza della Chiesa ed è espressione  indispensabile della sua stessa identità (art. 25). La Chiesa è la famiglia  di Dio nel mondo, nella quale non devono esserci persone bisognose  perché tutti condividono ciò che hanno. 

Conservato nell’essere umano: Vinci la disumanità con Cristo 

L’enciclica affronta anche i grandi sconvolgimenti sociali dell’Europa  del XIX e XX secolo, innescati dalle rivoluzioni industriale e  scientifica. Dall’Illuminismo del XVIII secolo si era sviluppata la fede  nel progresso, che ebbe il suo maggiore impatto storico nel capitalismo  liberale e nel marxismo socialista. 

Il capitalismo è interessato al profitto dei capaci a spese del pubblico in  generale. A esso l’insegnamento sociale cristiano fondato sulla  solidarietà e sulla giustizia sociale appare come il prodotto di un’etica  ultraterrena sconfitta dalle dure leggi del mercato. Il marxismo pensa di  poter risolvere l’opposizione tra capitale e lavoro creando con la forza  una società senza classi. La carità cristiana è denunciata come  stabilizzatrice dell’ingiusto ordine sociale, come mezzo per  tranquillizzare le coscienze di chi detiene il potere con l’illusorio  riferimento a un aldilà migliore.

Nonostante le loro differenze politiche, entrambi i sistemi hanno una  cosa in comune: la loro disumanità. 

La dottrina sociale cristiana non si basa su utopie irraggiungibili.  Presuppone che la giustizia e la solidarietà nella società possano essere  realizzate mediante un’azione ragionevole sulla base del sistema legale.  La chiesa come sacramento di salvezza non ha un mandato politico  diretto. La dottrina sociale cristiana non si basa su utopie  irraggiungibili. Presuppone che la giustizia e la solidarietà nella società  possano essere realizzate mediante un’azione ragionevole sulla base del  sistema legale. La chiesa come sacramento di salvezza non ha un  mandato politico diretto. Non può sostituirsi allo Stato, che deve creare  un giusto ordine sociale nel dibattito politico tra i gruppi sociali e con  la partecipazione di tutti i cittadini. “La giustizia è il fine e quindi anche  la misura interna di ogni politica” (art. 28). Ciò che lo Stato non può  realizzare, ma ciò che i cristiani come singoli e la Chiesa come  comunità sono chiamati a fare, è rendere tangibile l’amore nell’amore a  Dio e al prossimo. Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli,  l’avete fatto a me (cfr Mt 25). 

È compito importante dei laici partecipare alla creazione di strutture e  mentalità eque nel lavoro e nella politica. Poiché la giustizia e la  solidarietà derivano dalla comune ragione umana, è possibile e  necessaria anche la cooperazione con persone di altri atteggiamenti  religiosi o puramente umanistici. Ciò include anche una buona 

collaborazione tra le istituzioni caritative della Chiesa e le  organizzazioni statali e indipendenti. 

Ma nessun ordine sociale, per quanto ottimale, potrà mai eliminare tutta  la sofferenza umana. Qui trova posto l’azione caritativa di ogni cristiano  e l’opera ausiliaria organizzata delle istituzioni ecclesiali. L’attività  concreta dell’amore riguarda l’esperienza dell’amore di Dio per le  persone nei loro bisogni spirituali, religiosi, emotivi e fisici. 

Attraverso la mediazione di quanti operano in nome dei cristiani, le  persone imparino che la dignità umana non può perdersi in ogni fragilità  terrena, perché essa scaturisce dall’amore di Dio e confluisce in esso. 

L’amore di Cristo ci spinge: Dall’amore al prossimo 

Occorre affinare il profilo specifico della carità della Chiesa. In  contrasto con la denuncia della carità cristiana da parte del marxismo,  va sottolineata l’origine priva di ideologia e inutile gratuita della  motivazione caritativa. Perché allora, come il buon samaritano,  aiutiamo coloro che sono caduti tra i briganti? In questo momento non  stiamo discutendo di una migliore sorveglianza della polizia e della  lotta al crimine, ma come esseri umani abbiamo compassione che  scaturisce dalla nostra natura creata da Dio, che ci permette di aiutare 

concretamente questa persona specifica, ora e in particolare. L’amore di  Cristo ci spinge (2 Cor 5,14), così diciamo come cristiani. 

Ma aiutiamo il nostro prossimo senza intenzioni segrete,  semplicemente perché è il nostro prossimo, perché rappresenta Cristo  in questo momento. Per questo non miriamo a praticare l’amore del  prossimo e non ne facciamo un mezzo di proselitismo, che secondo 

Papa Francesco sarebbe l’esatto opposto della missione, cioè la  testimonianza involontaria dell’amore incondizionato di Dio per noi in  Gesù Cristo. Il cristiano esperto sa quando parlare di Dio e quando  testimoniare silenziosamente l’amore di Dio. L’esempio muto a volte è  la migliore testimonianza dell’amore di Dio, che può anche portare alla  fede in Dio e all’esperienza dell’amore di Cristo nella comunione della  Sua chiesa. 

La migliore difesa di Dio e dell’uomo è l’amore (art. 31c). La Chiesa nel  suo insieme è oggetto dell’azione caritativa, così come rimane oggetto  della professione di fede e della celebrazione dei sacramenti. 

Chi svolge professionalmente la carità della Chiesa deve guardarsi da  due opposti pericoli. In primo luogo, c’è la tentazione di cadere nelle  ideologie erranti che pretendono di portare una soluzione a tutti i  problemi mediante l’uomo che fa ciò che il governo mondiale di Dio  non è ancora stato in grado di fare. Ma c’è anche il pericolo della  rassegnazione, perché abbiamo sempre tra noi i poveri e i bisognosi. 

Tutte le donazioni e gli impegni sembrano essere stati versati in un  pozzo senza fondo. Perché non diventiamo arroganti-totalitari e persino  terroristi in nome di Dio o del bene, né ci ritiriamo offesi nel guscio di  lumaca della nostra piccola felicità, tutto il nostro impegno verso il  prossimo richiede la preghiera. La preghiera protegge dal cieco  attivismo e dal fanatico buonismo. 

“Un atteggiamento genuinamente religioso impedisce all’uomo di  essere giudicato da Dio e di accusarlo di permettere la miseria senza  provare pietà per le sue creature. Ma chi osa combattere contro Dio  facendo appello agli interessi dell’uomo, di chi confiderà quando  l’azione umana si dimostrerà impotente?” (art. 37). 

In quest’ora storica, in cui l’umanità è di nuovo a un bivio spirituale,  anche noi dobbiamo scegliere tra amore e odio, indifferenza e  sacrificio. Siamo convinti che le ragioni più profonde del secolarismo  o dell’allontanamento interiore di molti dalla tradizione cristiana,  l’inaridimento delle radici, non siano le difficoltà intellettuali con le  credenze individuali della chiesa, ma la mancanza di fiducia nel  mondo che cambia e di speranza -potere donatore dell’amore di Dio. Nella Chiesa sacramentale di Dio Uno e Trino, il regno di Dio è già  nascosto ma in realtà è presente, come ci spiega sant’Agostino  secondo l’insegnamento biblico. Questa Chiesa pellegrina è in  cammino verso il suo compimento nella città santa, la Gerusalemme  

celeste. Si prepara come una sposa alla cena delle nozze con  l’Agnello, che è Cristo, suo sposo celeste. E già ora, nella fede, nella  speranza e nell’amore, sentiamo la voce che chiama dal trono di Dio: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed  essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni  lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento,  né affanno, perché le cose di prima sono passate”. E Colui che sedeva  sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose.” (Apc 21, 3-5).

Omelia per la III domenica di Avvento / B 
Sanremo, domenica 17 dicembre 2023 
di Gerhard Card. Müller 

Il grande Papa Benedetto XVI ha più volte attirato l’attenzione  sull’importantissima differenza tra fede e ideologia. Il cristianesimo non  è una teoria astratta sull’origine del cosmo e della vita, o un’ideologia  per una società migliore, ma un rapporto con una Persona. Proprio come  il Gesù terreno parlò direttamente ai discepoli 2000 anni fa, così anche  il Cristo risorto oggi parla direttamente a ciascun individuo attraverso  la predicazione della Chiesa. Nei sette sacramenti ci dona la sua grazia,  mediante la quale riceviamo una partecipazione alla vita divina. Ed è  per questo che possiamo riporre in lui tutta la nostra speranza nella vita  e nella morte. Il Figlio di Dio è l’unico Salvatore del mondo perché solo  Dio nella sua onnipotenza può salvarci dalla sofferenza, dal peccato e  dalla morte. Nessun uomo, per quanto brillante, può tirarci fuori  dall’abisso della finitezza da solo e nemmeno con le forze combinate  dei talenti di tutte le persone. 

A causa della secolarizzazione, molti credevano che si potesse vivere  come se Dio non esistesse. Invece di Dio, adoravano i falsi dèi del  denaro, del potere e della lussuria. Ma sono stati amaramente delusi.  Tutte le ideologie atee del nostro tempo, insieme ai loro leader  autoproclamati, hanno solo fatto precipitare il mondo in una miseria più  profonda. Il fascismo tedesco e italiano, il comunismo sovietico e  cinese, il consumismo capitalista hanno trasformato il mondo in un  deserto di nichilismo.

Il XX secolo è stato caratterizzato da ideologie e mostri che hanno  voluto imporre la loro volontà al mondo, incuranti della felicità di  milioni di persone. Stalin, Hitler, Pol Pot, MaoTse-Tung credevano che  le proprie idee fossero la salvezza del mondo e che il nuovo essere  umano dovesse essere “creato” a loro immagine e somiglianza e  “benedetto” secondo la loro logica. Ancora oggi sperimentiamo come  terroristi, sfruttatori e prepotenti senza scrupoli dichiarano l’odio e la  violenza come i mezzi per “un mondo futuro migliore”. 

Oggi le superpotenze si impegnano in una spietata geopolitica a scapito  della vita e della dignità di bambini e adulti. Si tratta di accumulare  potere nelle mani dei “nuovi sovrani” senza scrupoli che rischiano la  felicità di milioni di persone. 

Ma, al contrario, Dio, nostro Creatore e Redentore, manifesta la sua  potenza proprio nel non sacrificare gli altri per i propri interessi, come  fanno i dominatori di questo mondo, ma donando sé stesso nel Figlio  Suo, che per amore ha assunto la nostra carne mortale. 

Perciò, in questa Settimana Santa della passione e morte di Cristo e  della sua risurrezione dai morti, meditiamo la parola di Gesù: «Dio  infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché  chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). 

In contrasto con tutte le micidiali ideologie che hanno sedotto le persone  con la loro propaganda, il cristianesimo è la religione dell’amore e della  vita. L’amore che Dio concede a tutti noi in abbondanza e la nostra  risposta nella devozione a Dio e la carità verso gli altri è la realizzazione  degli esseri umani.

L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono al centro della fede  cristiana nella potenza creatrice e perfezionatrice di Dio Padre, Figlio e  Spirito Santo. 

La fede cristiana è una relazione personale con il Dio Uno e Trino nella  comunione della Sua Chiesa. Mediante il battesimo siamo divenuti figli  di Dio in Cristo e amici di Dio nello Spirito Santo. Non lasciamo  dunque che il nostro rapporto con Dio nostro Padre si atrofizzi in una  tradizione meccanica, in una consuetudine esteriore o in una  sconsiderata routine. 

Nessuno dovrebbe dire: poiché siamo italiani, in qualche modo  abbiamo qualcosa a che fare con il cattolicesimo. Ma come credenti  legati a Gesù da un’amicizia personale, non ci comportiamo come  guardie in un museo di un mondo passato. Ci muoviamo alla presenza  di Dio, davanti al quale dobbiamo rispondere della nostra vita in  pensieri, parole, opere e omissioni. 

Ma se ci guardiamo intorno, in Italia, come in nessun altro Paese al  mondo, scorgiamo le magnifiche testimonianze della cultura greco romana cristianizzata alle cui fonti attingiamo. Questa è la sintesi di  fede e ragione, manifestata nel Logos, ovvero Gesù Cristo, l’unità del  nostro orientamento verso Dio e della nostra responsabilità per il  mondo. Il suo fondamento permanente è l’Incarnazione del Verbo di  Dio in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Dal cristianesimo procede  un’umanizzazione universale del mondo. Con parole e opere, i cristiani  sono chiamati a contribuire alla pace tra i popoli. Hanno fatto una  campagna per la giustizia sociale. Insistono contro tutte le ideologie 

sulla dignità fondamentale di tutti gli esseri umani e sulla loro  uguaglianza davanti a Dio. 

Sentiamo qualcosa del “Genius loci” di Roma come caput mundi?  Confessiamo alla Chiesa romana, che S. Paolo si vantava «perché la  fama della vostra fede si espande in tutto il mondo» (Rm 1, 8)? 

Se l’antica Roma era l’idea della pace tra i popoli sotto lo stato di diritto,  la Roma cristiana incarna la speranza dell’unità universale di tutti i  popoli nell’amore di Cristo. 

Mentre l’anima naturalmente cristiana del grande Virgilio poteva solo  supporre la nascita di un fanciullo, un divino salvatore nella futura età  dell’oro, (Bucolica IV), la venuta del Messia è promessa nel canto  biblico del servo di Dio: «io ti renderò luce delle nazioni perché porti  la mia salvezza fino all’estremità della terra» (Is 49,6). 

Quindi non costruire la casa della vostra vita su ideologie ideate da  uomini, ma sulla roccia dell’amicizia personale con Cristo, per poter  dire con san Paolo: «io vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha  amato e ha dato sé stesso per me» (Gal 2,20).

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